Urbino






Immersa nelle colline marchigiane, tra la valle del Metauro e la valle del Foglia, sorge Urbino, città d'immensa ricchezza storica e artistica. Proprio per questo a Urbino è facile perdersi con il naso all'insù mentre si passeggia nel suo centro storico.
Circondata da una lunga cinta muraria in cotto e adornata da edifici in pietra arenaria, grazie al lavoro di importanti artisti Urbino da semplice borgo divenne “culla del Rinascimento” e, ancora oggi, passeggiando per il suo centro storico se ne respira l'aria quattrocentesca.
Per l’UNESCO, infatti, la città ha il merito indiscusso di essere stata un punto d'attrazione per i  più illustri studiosi e artisti del Rinascimento, italiani e stranieri, che l'hanno trasformata in un eccezionale complesso urbano. 
Le origini di Urbino sono antichissime ma è nel Quattrocento che la città vive il suo massimo splendore.

Contesto Storico

Il Duca Federico II di Montefeltro era non solo un valente condottiero ma anche un profondo umanista che apprezzava l’arte e la cultura: per soddisfare il suo amore per il sapere e la conoscenza promosse la creazione di una biblioteca ricca di migliaia di volumi ed ospitò alla sua corte gli artisti più famosi dell’epoca, tra cui Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Melozzo da Forlì, che hanno lasciato opere conosciute e ammirate in tutto il mondo. Per arricchire le sale del suo Palazzo non badò a spese e fece giungere maestranze specializzate da ogni parte d’Italia e d’Europa, perfino tessitori di arazzi dalle Fiandre.





Palazzo Ducale




Il palazzo, voluto dal Duca di Urbino Federico da Montefeltro, uomo d'arme e raffinato umanista, venne costruito nel corso del XV secolo in fasi successive. Fra le innumerevoli maestranze che furono impiegate in tale ardita costruzione, vogliamo qui ricordare i nomi dei tre architetti che ebbero il merito di rendere l'edificio uno dei palazzi piú eccelsi dell'epoca rinascimentale: il fiorentino Maso di Bartolomeo, il dalmata Luciano Laurana e il senese Francesco di Giorgio Martini.
La Galleria Nazionale delle Marche occupa tutte le sale finora recuperate del Palazzo Ducale al primo e secondo piano, per un totale di circa 80 ambienti. Vi sono esposti dipinti su tavola e su tela, affreschi, sculture in pietra e in terracotta, sculture lignee policrome e dorate, legni intarsiati, mobili, arazzi, disegni e incisioni: tutte opere situabili cronologicamente tra il Trecento e il Seicento.
Visitare il Palazzo Ducale di Urbino significa immergersi nella storia, nell’arte, nella meraviglia. Usufruendo dell’entrata sulla facciata che dà in Piazza Rinascimento (detta “facciata ad ali”) si viene subito catapultati nello splendore del cortile d’onore. Un cortile che ricorda assai un peristilio di casa ellenistica, puntellato da snelle colonne sormontate da capitelli corinzi.




Le zone di cui si compone il palazzo sono dette “appartamenti”. Il primo appartamento in cui il visitatore mette piede è quello della Jole, così chiamato per via della raffigurazione della stessa sul camino della prima stanza. Interessante anche la terza stanza, dove è situata l’Alcova del Duca, una splendida e preziosissima lettiera dipinta, realizzata da Fra’ Carnevale. Una vista a palazzo è d’obbligo, e non solo per il contenitore. Qui infatti sono esposte opere di artisti prestigiosi. Meraviglia nella meraviglia, i vani stupendamente decorati danno alloggio a opere eccezionali, opere di Raffaello Sanzio, Guido Reni, Piero della Francesca, Federico Barocci, Luca Signorelli, Giovanni Santi, Paolo Uccello, Francesco di Giorgio Martini, Timoteo Viti, Luca Della Robbia e molti altri.






Facciata dei Torricini




Il fronte del Palazzo Ducale a strapiombo su Valbona venne completato con la cosiddetta "facciata dei Torricini", che deve il suo nome alle due torri che affiancano la facciata alta e stretta, ma ingentilita al centro dal ritmo ascensionale di tre logge sovrapposte, che ripetono ciascuna lo schema dell'arco di trionfo.
La facciata dei Torricini non guarda verso l'abitato ma verso l'esterno, per questo fu possibile una maggiore libertà stilistica, senza doversi curare dell'integrazione con edifici antecedenti, inoltre la sua presenza imponente è ben visibile anche da lontano, come simbolo del prestigio ducale. Interessante è anche il colore del materiale laterizio impiegato, che segue la tradizione marchigiana, definita "luminosa e levigata", diversa sia da quella emiliana "ferrigna e chiaroscurata" sia dal particolare rosso forlivese ("color cotto chiaro, intenso e pur così trasparente") tipico della, territorialmente più vicina, città romagnola.

Studiolo


Lo studiolo di Urbino, fu voluto da Federico da Montefeltro per l’appartamento ducale del Palazzo Ducale di Urbino. Lo studiolo  si trova al piano nobile del palazzo ed era lo studio privato del Duca. Per lo Studiolo di Urbino si creò un luogo ritirato che fosse anche una celebrazione della figura di Federico, le cui vicende sono ricordate da alcune tarsie lignee.
Lo studiolo era provvisto nella parte inferiore di tarsie lignee dove, dal basso verso l'alto si alternano:

l'imitazione illusionistica di stalli su cui sono disposti strumenti musicali e altri oggetti; 

una fascia con fregi di vario genere;

- l'alternanza di sportelli semiaperti che rivelano armadi con oggetti.

Le tarsie sono attribuite a vari autori: i disegni dovettero essere di Sandro Botticelli, Francesco di Giorgio Martini e il giovane Donato Bramante, mentre l'esecuzione fu di Giuliano da Maiano e Baccio Pontelli: Le tarsie eseguite da quest'ultimo si caratterizzano per le complesse costruzioni prospettiche e la presenza di solidi platonici, che creano uno scambio continuo  tra realtà e finzione, dilatando lo spazio esiguo dello studiolo. 


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